Questo è il messaggio del pastore Peter Ciaccio all’iniziativa «L’arcivescovo apre le porte» del 12 luglio 2018, in cui l’arcivescovo, don Corrado Lorefice, ospita i rappresentati delle religioni e dei popoli presenti a Palermo. Il pastore non è potuto essere fisicamente presente, ma il messaggio è stato letto.
Carissimo don Corrado,
ti ringrazio di cuore per l’invito a questa iniziativa, che sta ormai diventando una bella tradizione di questa città che siamo chiamati insieme a servire. Dico “insieme”, non perché io reclami un posto particolare nel panorama religioso di Palermo, ma perché i tempi che viviamo richiedono un ministero comune, plurale, collaborativo.
Paradossalmente, è proprio per questo che non sono presente oggi con te e gli amici e le amiche che rappresentano le fedi di Palermo. In questo momento, infatti, mi trovo a Malaga (Spagna) a intervenire a una Summer School organizzata dalla Conferenza delle Chiese Europee, nell’ambito del sua opera di promozione dei diritti umani e della libertà religiosa. Il titolo della Summer School è “Chiese, libertà di religione e populismo” e, ahimè, come potrai immaginare, gli organizzatori hanno ritenuto irrinunciabile l’intervento di un italiano. Questa Summer School si è tenuta l’anno scorso a Palermo, l’anno precedente a Tessalonica/Salonicco, in questi giorni a Malaga. Non è un caso che la Conferenza delle chiese europee scelga il sud del continente per parlare di diritti umani e libertà religiosa.
Alcuni (non pochi) vorrebbero, infatti, che il sud (la Spagna, l’Italia, la Grecia) facessero funzione di argine, anzi di muro, rispetto ai rifugiati e ai migranti provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente. Questi vogliono un’Europa-fortezza. Altri (spero molti di più) vogliono invece che il sud del continente sia un ponte tra popoli e lavorano affinché le proprie città si richiamino all’antica tradizione mediterranea dell’agorà, della piazza dove persone e idee si incontrano.
Le chiese cristiane e le altre comunità di fede devono scegliere se stare da una parte o dall’altra. Oggi, come in altre occasioni, caro arcivescovo, hai reso evidente la tua scelta e, nel rispondere positivamente al tuo invito, noi abbiamo reso evidente la nostra.
Le porte di casa tua, infatti, non sono chiuse, ma sono aperte. E nessuno ti ha invaso, nessuno ti ha imposto la sua visione o la sua fede, nessuno ne ha approfittato per cacciarti. Anzi, oggi è un giorno di affermazione del principio della reciprocità cristiana: non “ama il tuo prossimo a condizione che anch’egli ti ami”, ma “ama il tuo prossimo come te stesso, come Dio ha amato te”.
Senza paura testimoniamo la nostra fede, senza paura viviamo insieme la nostra vocazione cristiana a rompere i muri e a costruire fraternità. Mentre il populismo seduce sempre più, proponendo il rifiuto della responsabilità personale, offrendo facili capri espiatori, noi offriamo la cultura dell’accoglienza, della riconciliazione, della responsabilità condivisa sulla terra e sulle persone che siamo chiamati a servire.
In Cristo ti saluto, insieme a tutte e tutti gli amici che hanno accolto il tuo invito oggi,
pastore Peter Ciaccio
Chiesa Valdese di Palermo
Per chi fosse interessato al lavoro sui diritti umani e la libertà religiosa della Conferenza delle chiese europee, questo è il link in inglese. Nella foto (del past. Ciaccio) murale del centro di accoglienza per rifugiati della Chiesa Evangelica Spagnola a Malaga.