Predicazione del pastore Peter Ciaccio per il culto di ringraziamento per il 90° anniversario dall’inaugurazione del Tempio Valdese in Via dello Spezio a Palermo, venerdì 12 maggio 2017.
Gesù insegnò loro molte cose in parabole, dicendo: «Il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte del seme cadde lungo la strada; gli uccelli vennero e la mangiarono. Un’altra cadde in luoghi rocciosi dove non aveva molta terra; e subito spuntò, perché non aveva terreno profondo; ma, levatosi il sole, fu bruciata; e, non avendo radice, inaridì. Un’altra cadde tra le spine; e le spine crebbero e la soffocarono. Un’altra cadde nella buona terra e portò frutto, dando il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi oda».
«Voi dunque ascoltate che cosa significhi la parabola del seminatore! Tutte le volte che uno ode la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e porta via quello che è stato seminato nel cuore di lui: questi è colui che ha ricevuto il seme lungo la strada. Quello che ha ricevuto il seme in luoghi rocciosi, è colui che ode la parola e subito la riceve con gioia, però non ha radice in sé ed è di corta durata; e quando giunge la tribolazione o persecuzione a motivo della parola, è subito sviato. Quello che ha ricevuto il seme tra le spine è colui che ode la parola; poi gli impegni mondani e l’inganno delle ricchezze soffocano la parola che rimane infruttuosa. Ma quello che ha ricevuto il seme in terra buona è colui che ode la parola e la comprende; egli porta del frutto e, così, l’uno rende il cento, l’altro il sessanta e l’altro il trenta». [Matteo 13,3-9; 18-23]
Novant’anni. Novant’anni sono tanti. Sono più del doppio della mia età. Quando sono arrivato qui a Via Spezio, tre anni e mezzo fa, c’era già una chiesa, c’era già un edificio di culto. Qualcun altro lo aveva costruito, altri lo avevano custodito. Almeno tre pastori, Enrico Pons, Rinaldo Malan ed Emilio Corsani, si sono susseguiti dall’ideazione alla realizzazione fino all’inaugurazione. Il moderatore della Tavola Valdese, Bartolomeo Léger, venne a Palermo, quando era più difficile muoversi, per predicare al culto d’inaugurazione.
Molte chiese evangeliche in città sospesero il loro culto ordinario per venire quel giorno, il 15 maggio 1927, a vedere l’inaugurazione di questo grande tempio, massiccio, decorato secondo lo stile dell’epoca. Il primo edificio in cemento armato della città. Un edificio dall’aspetto imponente, anche se, ad essere onesti, una volta entrati, risulta più piccolo di quel che ci si aspettava. Un tempio che dall’esterno non sembra diverso da altre chiese a Palermo, ma che all’interno rivela la sua diversità, la sua particolarità.
Niente statue, niente ritratti, qualche simbolo, tante parole. Una chiesa protestante. Una chiesa riformata, valdese, finalmente a Palermo.
Le cronache, le relazioni ci riportano nomi e cognomi di diverse persone e da qualche parte sarà sicuramente scritto nel dettaglio chi ha contribuito con soldi, chi con lavoro, alla costruzione di questo tempio. E ci sono sicuramente diversi nomi omessi. Persone dimenticate, la cui memoria si è persa nell’oblio.
Ma un nome, un solo nome, non va dimenticato. Il nome di colui che è stato presente ad ogni passo, ad ogni tappa della vita di questa chiesa. Chi ha costruito questa chiesa? Cristo. Qual è il suo fondamento? Cristo. Chi l’ha custodita fino ad oggi? Cristo. È Cristo l’identità di questa chiesa. E se io, arrivando qui a Palermo da Roma, ho trovato questa chiesa, è grazie a Gesù Cristo, al suo Spirito, alla sua Parola.
Per questo ho scelto la parabola del seminatore, una delle più note e più difficili parabole di cui parlare, tra quelle pronunziate da Gesù. Difficile, perché è l’unica che Gesù spiega e… cosa puoi dire di più significativo della sua spiegazione.
Questa chiesa non è nata perché il pastore Enrico Pons presentò la bozza di progetto alla Tavola Valdese che poi ne trovo i finanziamenti, o perché Bonci e Rutelli l’hanno disegnata e costruita, o perché, anni prima, nel 1861 la chiesa valdese (oserei dire “nomade”, ma sarebbe meglio dire “pellegrina”) fu fondata da Georges Appiah, un pastore che neanche parlava l’italiano, che poi fondò altre chiese in Sicilia, prima di andare con suo fratello e con l’amico Henri Dunant a fondare la Croce Rossa.
Questa chiesa è nata perché c’è stato un seminatore, un divino seminatore, che ha gettato il suo seme qui. E questo seme ha germogliato ed è cresciuto al punto che aveva bisogno di un luogo adatto. Proprio come il granello di senape, ora questo edificio, purtroppo, fa da casa a diversi uccelli, di cui non riesco a liberarmi.
Il seminatore ha gettato il suo seme qui. E perché?
La parabola del seminatore è sorprendente. Suppongo che pochi tra voi sappiano qualcosa di semina, di orto, in particolare se da come semini dipende il sostentamento tuo e della tua famiglia. Ecco, quel che fa il seminatore è folle. Il seminatore spreca il seme. Il seme è prezioso, il seme costa, il seme si protegge. Non lo si butta in un terreno non preparato, non lo si butta dove gli uccelli se lo mangiano.
Perché il seminatore della parabola spreca il seme? Siamo noi che vediamo lo spreco, proprio come Giuda vedeva lo spreco dell’olio profumato a Betania. Dio non vede lo spreco. Dio vede altro: fiducia. Dio semina qui, nelle nostre città, nei nostri cuori, non necessariamente perché siamo un terreno adatto, ma perché Dio ha fiducia che il seme attecchisca e cresca e la pianta diventi forte e dia poi frutto.
Ecco perché a 90 anni dall’inaugurazione di queste quattro mura noi ringraziamo Dio. Lo ringraziamo perché ha fiducia, perché la sua fede è il seme della nostra fede, così come il suo amore è modello del nostro amore.
E in conclusione, vi racconto di una simpatica coincidenza. Mentre preparavo la locandina per questo culto, ho pensato di scrivere 90 in numeri romani ed è venuto XC. Son saltato sulla sedia. XC è l’abbreviazione di Cristo sulle icone ortodosse, la prima e l’ultima lettera del greco Christos: il chi e il sigma. L’abbreviazione è di solito segnata con un trattino che unisce le due lettere, come un cappello. È una pura coincidenza, però ho pensato che tra la X e la C, tra il chi e il sigma, tra il 1927 e il 2017 c’è Cristo. La coincidenza resta una coincidenza, ma che noi siamo in Cristo e che senza Cristo non saremmo è la realtà dei fatti.
Per questo, ancora, sia ringraziato il Signore, il buon seminatore, che ha seminato la sua Parola qui e che ci permetto oggi di guardare indietro con stupore per le piccole cose fatte, per potere poi ritornare a guardare avanti, al futuro, con fiducia, quella stessa fiducia che ebbe quando seminava.